— Beato Miroslav Bulešić
Biografia del Beato
Infanzia e formazione seminaristica
Miroslav Bulešić nacque il 13 maggio 1920 in Istria nel villaggio di Čabrunići, parrocchia di Svetvinčenat. I suoi genitori erano Miho e Lucija nata Butković. Fu battezzato il 23 maggio nella chiesa parrocchiale di Juršići. Da fanciullo, Miroslav imparava le prime preghiere e le prime nozioni della fede cristiana dal libro di preghiera „Oče, budi volja tvoja“ (Padre, sia fatta la tua volonta’), che il vescovo Juraj Dobrila compose per i fedeli croati delľ Istria nel secolo XIX. Frequento la scuola elementare di Juršići, dove aveva come insegnante di religione il sacerdote Ivan Pavić, molto stimato per il suo zelo. All’eta di dieci anni Bulešić decide di proseguire lo studio in seminario. Dopo un anno di preparazione nell’Istituto „Alojzevišče“ a Gorizia, Miroslav Bulešić entra nel seminario di Capodistria ľ anno scolastico 1931/32. Vi rimane fino al 1939, anno in cui, dopo cinque anni di ginnasio e tre anni di liceo, fa l’esame di maturita. Compiuti gli studi nel seminario di Capodistria, ed avendo la raccomnandazione del sacerdote Ivan Pavić, („Si tratta di un ottimo giovane: intelligente, aperto, devoto e di buon carattere“), il vescovo di Parenzo e Pola, nelľ autunno del 1939, lo manda a studiare a Roma.
Studente a Roma
Lo studente di teologia Bulešić rimase a Roma dall’autunno 1939 fino all’estate 1943. Il primo anno fu alunno del Collegio francese, gli altri tre anni li trascorse nel Seminario Lombardo. Studiava filosofia e teologia alla Pontificia Universita Gregoriana. Per il mantenimento di Bulešić a Roma s’ interesso anche l’arcivescovo di Zagabria, poi nominato cardinale, il beato Alojzije Stepinac: lo conferma una lettera del p. Sakač del gennaio 1940. Bulešić ringrazio per l’aiuto l’arcivescovo Stepinac con una lettera del febbraio dello stesso anno 1940. A Roma, centro del cristianesimo e patria di tanti martiri dei primi secoli, Bulešić raggiunse la maturita spirituale ed intellettuale. Il giorno dell’Immacolata Concezione della beata Vergine Maria, nell’anno 1942 egli partecipo personalmente, nella basilica di s. Pietro, alla consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria fatta dal papa. All’inizio della primavera del 1943, invitato dal proprio vescovo di Parenzo e Pola, lo studente di teologia Bulešić fece ritorno in Istria per ricevere l’ordinazione sacerdotale.
L’ordinazione sacerdotale e la messa
Miroslav Bulešić venne ordinato sacerdote l’11 aprile 1943 nella chiesa parrocchiale di Svetvinčenat. Riguardo a quest’ avvenimento egli annoto nel suo diario: „Mia mamma, mio padre e i miei fratelli piangevano, ed avevano ragione di piangere: il loro figlio moriva, cessava di appartenere a loro e cominciava ad essere proprieta di Dio“. Due settimane dopo, nella propria parrocchia, celebrava la messa novella. Come motto per la sua vita sacerdotale scelse le parole del Padre nostro „Venga il Tuo regno! Sia fatta la Tua volonta!“
Parroco a Baderna
Nell’ autunno del 1943 Bulešić viene nominato parroco di Baderna. In questa parrocchia, nei due anni seguenti si dedica con grande impegno al ministero pastorale e, nello stesso tempo, s’interessa con grande coraggio e senza risparmiarsi per coloro che nell’infuriare della guerra erano maggiormente esposti. Nel mese di maggio del 1944 scrive cosi al rev. Ivan Pavić: „Tra il popolo afflitto e sanguinante noi dobbiamo essere come il buon Samaritano: consolare, curare, sollevare, fasciare ogni ferita…“ Nel territorio di Parenzo, come in tutta l’Istria, operavano allora tre eserciti: i partigiani, i fascisti ed i Tedeschi. In tutto questo tempo pieno di odio il rev. Bulešić manifesto un vero amore per la propria patria, ma senza compromettere l’universalita e la coerenza del sacerdote cattolico, vedendo in ogni uomo, qualunque fosse la sua divisa militare, l’immagine di Dio, come egli stesso si esprime: „Io sono un sacerdote cattolico ed amministrero i santi sacramenti a tutti coloro che me li richiederanno: ai Croati, ai Tedeschi, agli Italiani“. A causa di questo suo atteggiamento deciso e coerente, Bulešić viene minacciato da varie parti ed egli nella primavera del 1944, in un’annotazione nel suo diario personale, si rivolge cosi a Dio: „Se vuoi che venga a Te, ecco mi pronto. Ti offro tutta la mia vita per il mio gregge. Confidando nelle Tua grazia e se Tu me ne renderai degno, non temo il martirio, anzi lo desidero ardentemente. Sia fatta la Tua volonta“. Poi, come se avesse il presentimento che anche il suo sacrificio potrebbe essere interpretato erroneamente, egli stesso spiega per che cosa e disposto a sacrificare la vita: „Desidero morire soltanto per la gloria di Dio e per la salvezza dell’anima mia e delle anime dei miei fedeli“. Ai propri nemici e persecutori manda questo messaggio: „La mia vendetta e il perdono“. Mentre le accuse e le calunnie diventavano sempre piu frequenti, Bulešić, il giorno di Natale 1944 nell’omelia dice apertamente ai propri parrocchiani: „ Non ho paura di nulla perche so di fare in tutto il mio dovere, e sono tranquillo di fronte a Dio e di fronte agli uomini. Sappiate che io conservero sempre la mia fede e la mia onesta, che non tradiro per nessuna cosa al mondo; senza paura diro a ciascuno quello che e giusto. Mi atterro sempre a questi principi che sono i principi di Cristo. La sua strada sara anche la mia strada“. Alla fine della guerra Bulešić si trovava a Baderna, ma gia nell’autunno del 1945 viene nominato parroco di Kanfanar.
Parroco a Kanfanar
Pieno di zelo e con instancabile impegno, Miroslav Bulešić cercava di far progredire spiritualmente la propria nuova parrocchia insegnando regolarmente il catehismo nella scuola, con le conferenze per le varie categorie, le riunioni per la gioventu, propagando la devozione verso il Cuore di Gesu e di Maria, organizzando la missione e con altre iniziative, superando tenacemente i tranelli dell’ateismo militante. Annunziando il Vangelo, egli, contemporaneamente, manifestava il proprio amore per i poveri e bisognosi di aiuto. Nel giugno 1946 scriveva cosi nel libro degli „Avvisi parrocchiali“: „Da me puo venire chiunque, senza alcun riguardo, per tutto quello in cui sapete che potrei aiutarvi. Il povero non abbia paura di varcare la mia soglia. Fino a che io avro qualche cosa l’avra anche lui. Io ho sempre amato i poveri, li amo e li amero e li aiutero secondo le mie possibilita“. Che non si trattasse soltanto di belle parole lo conferma il seguente fatto. Nell’ autunno 1946 a Kanfanar venne nella casa parrocchiale un povero vecchio col vestito a stracci e la mano paralizzata. La mamma di Bulešić gli offri qualche cosa da mangiare.
Frattanto venne dalla chiesa, col breviario in mano, il parroco Bulešić e vedendo la camicia stracciata del povero lo fermo nel cortile e mando la mamma a prendere per lui una delle sue due camice. Opponendosi alla perniciosa glorificazione del partito comunista e alla divinizzazione programmata del „capo della rivoluzione“, Bulešić, il Venerdi Santo del 1946 proclama coraggiosamente dal pulpito della chiesa parrocchiale: „Gesu Cristo crocifisso e il nostro Dio ed il nostro Re. La Chiesa e la nostra Madre. La fede e la salvezza delle nostre anime, la nostra piu grande ricchezza, una cosa sacra“. Nonostante la sua chiara esigenza, specialmente nelle questioni riguardanti la fede e la morale, Bulešić era stimato dai fedeli che lo ascoltavano volentieri. Questo, naturalmente, non piaceva alle autorita comuniste. Percio anche a Kanfanar iniziano le minacce. Avendo saputo per queste minacce, uno dei suoi parenti, preoccupato, cercava di convincerlo a rifugiarsi in Italia, ma Bulešić gli rispose: „In Italia ci sono sacerdoti a sufficienza. Qui bisogna rimanere“. Il parente replica: „ E se qui ti uccidono?“ „Se mi uccidono, mi uccideranno per Dio e per la fede“, rispose Bulešić. Miroslav Bulešić rimase per poco tempo a Kanfanar. All’inizio dell’anno scolastico 1946/47 viene nominato vicerettore e professore nel Seminario Vescovile di Pazin. Congedandosi dalla parrocchia di Kanfanar, raccomanda ai parrocchiani: „….riceviamo l’Eucaristia e voi ed io, preghiamo la beata Vergine Maria e voi ed io!“ Cosi si conclude per Bulešić la sua missione di parroco, di breve durata, ma vissuta intensamente, che il popolo ricordera per il suo straordinario vigore spirituale, l’entusiasmo, la determinatezza ed il coraggio. „Gli volevano bene tanto i sacerdoti che i fedeli, fra i Il pulpito della chiesa parrocchiale di Kanfanar quali svolgeva con grande successo il ministero pastorale. Era giovane, robusto, corporalmente e spiritualmente bello, capace, uomo di carattere, affidabile, coscienzioso“ cosi lo descrive il dr. Božo Milanović (Istra u dvadesetom stoljeću, [L’ Istria nel XX-mo secolo] libro II).
Superiore in Seminario segretario dell’Associazione sacerdotale
Nel Seminario di Pazin Bulešić si dedica con serieta, coscienza ed entusiasmo all’educazione delle prime generazioni di seminaristi. Nello stesso tempo, come segretario dell’Associazione sacerdotale di s. Paolo, si impegna con coraggio e tenacia per difendere la liberta della religione e dell’attivita della Chiesa nel nuovo stato comunista. Inoltre, nell’ Associazione sacerdotale fa tutto il possibile per proteggere specialemente i sacerdoti piu giovani dalle insidie del comunismo e preservare la stessa Associazione dalle subdole manipolazioni delle autorita di allora. A tale fine egli inpegna tutta la sua riputazione, la sua cultura e la sua esperienza, testimoniando anzitutto col proprio esempio: fedelta ai principi cristiani, coraggio e coerenza. Considerando la situazione nella quale si trovava la Chiesa dell’Istria ed il suo clero, che venivano sottoposti ogni giorno di piu all’oppressione comunista, quando il vescovo di Parenzo e Pola Radossi abbandonava l’Istria ed il vescovo di Trieste e Capodistria Santin veniva apertamente minacciato, quando l’arcivescovo di Zagabria Alojzije Stepinac era in prigione a Lepoglava, Bulešić, nel suo intimo si preparava per il martirio. Ce lo testimonia il suo confratello, allora economo nel Seminario di Pazin, poi arcivescovo di Fiume, mons. Josip Pavlišić, che disse cosi il 23 agosto 1997 nella chiesa di Lanišće: „Tre mesi prima della sua morte, gli ultimi giorni della primavera del 1947, Miro Bulešić mi parlava del martirio bianco e del martirio rosso. Egli si preparava gia al martirio“. Parlando ai seminaristi, come egli stesso annotava nel suo diario, in quei stessi giorni, diceva: „Essere sacerdote vuol dire essere martire“. All’inizio del mese di marzo 1947 il vicerettore Bulešić fece rimettere al suo posto, con canti e preghiere di tutto il Seminario, il grande crocifisso che un gruppo di „giovani progressisti“ aveva sacrilegamente rimosso dall’atrio del Seminario vescovile. Verso la fine del mese di giugno 1947, rivolgendosi a Dio, annotava nel suo diario: „Io desidero, se questa e la Tua volonta, quanto prima venire da Te“. I suoi avversari certamente tenevano d’occhio il sacerdote, ancora giovane, ma stimato ed inflessibile, ed aspettavano il loro momento opportuno.
Martire per la fede
Nel mese di agosto del 1947 Miroslav Bulešić, vicerettore del Seminario di Pazin e segretario dell’Associazione sacerdotale di s. Paolo, accompagna il delegato della Santa Sede mons. Jakob Ukmar per l’amministrazine della cresima a Buzet e nelle parrocchie circostanti. „In quei giorni quando andavo da una parrocchia all’altra per la cresima mi aiutava volentieri. Dove c’era sospetto di pericolo, egli andava avanti per controllare il terreno“ cosi si esprime nei riguardi del suo accompagnatore Bulešić il dr. Ukmar in una lettera inviata a mons. Mario Pavat a Roma il 5 settembre 1954. Sabato 23 agosto 1947 quando i comunisti, infuriati, irruppero nella chiesa parrocchiale di Buzet per impedire la cresima, Bulešić si e messo davanti al tabernacolo per difendere il ss. Sacramento. „Di qui potrete passare soltanto oltre me morto“ disse, col volto pallido, ma con voce chiara e decisa, stando sulla predella dell’altare, rivolto verso quelli che avevano invaso il presbiterio. Il giorno prima di andare a Lanišće, quando si facevano sentire gravi minacce da parte dei comunisti, ad una persona che gli aveva chiesto se avesse paura di andarvi, Miroslav Bulešić rispose: „Una volta soltanto si muore“. E si avvio a dare la propria testimonianza a Cristo ed alla sua Chiesa, in obbedienza alla Santa Sede, che nell’estate 1947 era rappresentata nell’Istria dal noto sacerdote di nazionalita slovena mons. Jakob Ukmar. La cresima si celebro a Lanišće la domenica 24 agosto 1947, festa di san Bartolomeo apostolo. Riguardo al martirio di Miroslav Bulešić, il dr. Ukmar, nella sua relazione ufficiale inviata alla Curia Vescovile di Trieste il 12 novembre 1947, si esprimeva cosi: „Terminata la cresima in chiesa e la messa che celebro il rev. Miroslav Bulešić, ci siamo avviati nella casa parrocchiale. Dopo un quarto d’ora, quando sono stati cresimati anche quelli che erano venuti piu tardi – erano circa le undici – gli aggressori sono entrati nella casa ed hanno ucciso con un coltello il rev. Bulešić che si trovava vicino alla porta. Io in persona sono uscito dall’ufficio parrocchiale nell’atrio e l’ ho visto che giaceva morto, per terra, fra i malfattori che avevano occupato la casa; mi sono ritirato nella camera da letto, dove, poco dopo, sono stato gravemente malmenato e rimasi a giacere sul pavimento nel proprio sangue. Pensando che fossi morto, mi lasciarono cercando il parroco, ma non lo trovarono perche si era nascosto. Sono rimasto svenuto per venti ore…“ La morte di Bulešić fu provocata da alcune trafitture di coltello alla gola ed il suo sangue macchio il muro dell’atrio dell’ufficio parrocchiale. Secondo le dichiarazioni di testimoni oculari, Bulešić, sentendosi morire proferiva l’invocazione: „O Gesu, accogli l’anima mia!“ Le autorita di allora non permisero che questo coraggioso testimone della fede venisse seppellito nella sua parrocchia nativa di Svetvinčenat, ma imposero che si seppellisse a Lanišće. Appena nel 1958 fu possibile trasportare i suoi resti mortali nella parrocchia natale, dove furono deposti presso l’entrata principale della chiesa di s. Vincenzo martire, nel cimitero; da qui nel 2003 vennero trasportati nella chiesa parroccchiale, dove si trovano tuttora. Cosi concluse la sua vita terrena, come martire per la fede e la liberta d’azione della Chiesa, Miroslav Bulešić, sacredote intrepido, che, come diceva l’arcivescovo Pavlišić il 24 agosto 1987, „con zelo eccezionale testimonio il Vangelo e il Regno di Dio“. E, gia nell’autunno 1947 il nunzio apostolico in Jugoslavija Joseph Hurley aveva detto ai superiori del Seminario di Pazin: „Con la morte di questo giovane sacerdote voi avete ricevuto piu di quanto avete perduto, perche avete ricevuto un santo, un martire“. (Lo stesso nunzio Hurley, nell’ ottobre 1946 si era alzato in piedi e si era inchinato davanti all’arcivescovo Stepinac quando egli, in qualita di accusato, entrava nell’aula del tribunale comunista.) Ed il beato Stepinac, che conosceva personalmente Bulešić, in una lettera scritta dalla sua prigionia di Krašić al dr. Ivan Pavić nel 1953 definisce Miroslav Bulešić „giovane sacerdote buono ed ideale“.
Servo di Dio
Il 24 agosto 1997, cinquantesimo anniversario del martiriodi Miroslav Bulešić il cardinale Franjo Kuharić, presiedendo la solenne celebrazione eucaristica a Svetvinčenat, dopo aver citato un passo del diario di Bulešić, alla presenza dei vescovi, del clero e di parecchie migliaia di fedeli, si domando: „Chi puo desiderare il martirio“? e diede questa risposta: „Soltanto chi e compenetrato da Dio, chi e compenetrato fino al fondo del cuore e dell’ anima dallo Spirito Santo, chi vi e spinto dall’amore. Questo e l’amore. Il martirio e amore. Il martirio e la vittoria su ogni specie di odio“. Tali sono stati i martiri, testimoni di Cristo, nei venti secoli dell’era cristiana: dai tempi di s. Mauro, primo vescovo di Parenzo, fino al martire nostro contemporaneo Miroslav Bulešić. Molti fedeli e molti sacerdoti dal giorno del maririo di Miroslav Bulešić fino al giorno d’oggi ricorrono alla sua intercessione invocando l’ aiuto di Dio nelle difficolta della vita. Nell’elenco ufficiale della Congregazione per le Cause dei Santi a Roma, Miroslav Bulešić e iscritto come servus Dei, servo di Dio, con la designazione in odium fidei, ucciso in odio della fede. Nella diocesi di Parenzo e Pola si e svolto (1998-2004) il processo informativo diocesano sulla vita ed il martirio di Miroslav Bulešić e gli atti del processo sono stati consegnati nel 2004 alla Congregazione per le Cause dei Santi a Roma.
Beato
Con un comunicato del 12 febbraio 2013, la Segreteria di Stato della Santa Sede ha reso noto che il Santo Padre Benedetto XVI ha concesso lo svolgimento del rito di beatificazione del Servo di Dio Miroslav Bulešić in data sabato 28 settembre 2013 nella diocesi di Poreč-Pula (Parenzo-Pola). Inviato del Santo Padre alla cerimonia di beatificazione nell’arena di Pula (Pola) e’ Sua Eminenza il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi.